Un popolano, accennandoli, disse in tuono burlesco: - Ora.... quelli là.... è finita.... - E mi guardava.
- Perchè finita? - gli domandai.
- A questi lumi di luna....
- Ma che lumi di luna! I seminari e i seminaristi seguiterete ad averli; ce li abbiamo anche noi, e ce li avremo sempre.
Fece un atto di stupore, e poi domandò: - In Italia? Ce li avete anche voi in Italia?
- Anche noi in Italia.
- E passeggiano per le strade?
- Passeggiano per le strade.
- E nessuno gli dice nulla?
- E che volete che gli dicano?
C'era da perdere la pazienza; mi ripugnava quasi di credere a tanta ignoranza.
In una via remota di Roma, poco dopo l'entrata dell'esercito, si vide un vecchietto che, all'aria, doveva aver avuto un tale spago delle cannonate da perdere il lume della ragione. Alla paura delle cannonate gli era poi sottentrata la paura delle dimostrazioni. Passavano alcuni giovani cantando e sventolando bandiere. Non avendo più tempo di fuggire, credette di dover far l'italiano per non essere accoppato. Cominciò con sforzarsi a sorridere, e poi, raccolto tutto il suo coraggio, gridò con una voce da moribondo: - Accidenti ai preti!
Le bricconate fatte per viltà sono più rivoltanti di quelle fatte per nequizia. Uno dei giovani del drappello lesse nel viso al vecchio e gli disse con piglio severo: - Per essere Italiano non c'è mica bisogno di mandare accidenti ai preti, sapete!
Il vecchio rimase attonito.
- Non ce n'è proprio bisogno, - soggiunse il giovane allontanandosi e continuando a guardarlo. Il povero Italiano fallito non profferì più parola.
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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano 1911
pagine 248 |
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