Ed ora muri diroccati, mucchi di sassi, un po' d'erba selvatica, e silenzio.
Oh! poter rivivere un minuto quella vita, o vederla vivere un istante, con uno sguardo solo, come si vede una cosa fuggente!
Ora tutto è mutato. Invece delle vaste sale cinte di colonne, quei gabbiotti soffocanti degli stabilimenti di bagni, coll'avviso: - È proibito di fumare. - In luogo delle grandi piscine, la tinozza dove si sta rattrappiti e immobili, come i feti nei vasi; e in cambio delle musiche dei cenacoli, il campanello per la biancheria!
Eravamo nell'ultima sala, o campo (chè non v'è più tetto), quando il silenzio profondo che regnava intorno fu rotto improvvisamente da una voce: - "Veni cà".
Guardammo in su: era un soldato di fanteria che dal sommo d'un muro altissimo chiamava i suoi compagni rimasti giù, e accennava alla bella veduta che gli si offriva dintorno.
Alcuni soldati vicino a noi raccoglievano le pietruzze dei mosaici. Altri esperimentavano l'eco gridando dei comandi militari. Più in là v'era una signora con un ufficiale.
Salimmo anche noi dov'era il soldato. La scala è aperta, se ben mi ricordo, in un pilastro. È una scala larga e comoda; ma interminabile. Giungemmo senza fiato sur un piano, credendo che fosse l'ultimo; ma guardando intorno, ci accorgemmo che non eravamo nemmeno a mezz'altezza. Da ogni parte ci sovrastavano archi e mura, che pareva s'inalzassero man mano che salivamo. Guardammo giù, e ci meravigliammo d'esser tanto saliti. Da quel punto, abbracciando con lo sguardo una gran parte dell'edifizio, potevamo formarci un concetto più adeguato della sua grandezza.
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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano 1911
pagine 248 |
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