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      - Ora chi parla? - Chi vuol parlare? - Parla tu. - Il tale ha detto che parlerà. - No, parla quell'altro. - Parliamo noi. - Parlino loro. - Zitti! Parlano.
      A piedi del pulpito, poco al disopra della folla, si alza una testa e si stende una mano.
      - Silenzio! Silenzio!
      Si fa un grande silenzio e si ode una voce incerta e sottile:
      - Io piglio la parola in un momento solenne....
      Un rumore improvviso da una parte dell'anfiteatro copre la voce dell'oratore.
      -....Io piglio la parola in un momento solenne....
      Un tale accanto al pulpito lo interrompe; l'oratore si volta bruscamente: - In nome di chi parla lei? In nome del deputato Checchetelli?
      Segue un diverbio, il Montecchi si intromette, l'oratore ricomincia a parlare.
      - Forte! Forte! - grida la folla.
      - Salga su! - gridano i membri della Commissione. - Venga qui sul pulpito! Si farà sentir meglio!
      E tutti insieme pigliano l'oratore per le braccia e lo tirano su. Tutta la persona di lui sovrasta alla folla. È un giovane sui venticinque anni, alto, pallido. Ha il capo fasciato. È stato ferito dagli zuavi salendo in Campidoglio. La folla prorompe in applausi.
      - Silenzio!
      Egli parla.
      Sulle prime non si sente; ma la sua voce man mano si innalza e si rafforza, e la parola esce vibrata e distinta.
      -....Ben fecero gli egregi uomini della Commissione a radunarsi in questo antico ed angusto recinto. Essi dimostrarono con ciò che d'ora innanzi gl'interessi del popolo non saranno più abbandonati agl'intrighi delle consorterie, ma discussi e propugnati alla luce del sole, in mezzo al popolo e col popolo!


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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano
1911 pagine 248

   





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