Ecco tutto quello ch'io vidi.
Stetti un momento là incerto tra il tornar dentro e l'andarmene, e poi presi un partito fra i due: salii sur un rialto del terreno accanto all'arco di Costantino, e come soleva dirmi il mio amico Arbib, "mi misi a fare della poesia inutile", guardando il Colosseo. - Le solite grida, - pensavo, - la solita confusione, la commedia solita delle radunanze popolari; ma che importa quello che vi si faccia e quello che vi si concluda? Sono grida di libertà, e basta perchè, a sentirle di qui e a sentirle uscire dal Colosseo, mi destino nell'anima una gioia nuova, ineffabile, superiore a tutte le gioie che mi sian mai venute finora dall'amor di patria. - Viva l'Italia - viva la libertà - viva Roma redenta -....nel Colosseo! In questo campo! In mezzo a questi archi!
E giravo l'occhio intorno come per assicurarmi del luogo dov'ero.
-....Il Bonghi dice che qui ci sentiremo piccoli. Perchè? Piccolo si sentirà chi si vorrà misurare con chi fu grande. Noi qui non veniamo a misurarci; ma ad ispirarci, ad attingere forza e coraggio, a meditare e ad ammirare. Il Colosseo! - ho inteso dire; - che vi potrà dire il Colosseo? Vi narrerà le glorie dei gladiatori e i supplizi dei cristiani? Ed io vi rispondo: - Sì....
In quel punto uscì dall'anfiteatro un altissimo evviva e un allegro suono di banda.
- Sì.... ecco che cosa mi dice il Colosseo. Mi dice che dove gli uomini schiavi si sgozzavano per ricreare un tiranno, ora convengono i cittadini a salutare l'aurora d'una vita nuova; mi dice che dove perirono sotto le scuri o in mezzo alle fiamme gli apostoli della libertà e dell'uguaglianza, ora convengono cittadini liberi ed eguali a esercitare i loro diritti e a compiere i loro doveri, coll'anima lieta e serena; e questo vi par poco?
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Speranze e glorie
Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma
di Edmondo De Amicis
F.lli Treves Editore Milano 1911
pagine 248 |
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