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      Intanto ripasso la grammatica. È una lezione difficile oggi. Non riesco a pestarmela nella testa. Mio padre ha detto che sarà qui alle sette per darvi i soldi, - disse poi all'uomo del carro.
      Il carro partì. - Vieni un momento in bottega, - mi disse Coretti. Entrai: era uno stanzone pieno di cataste di legna e di fascine, con una stadera da una parte. - Oggi è giorno di sgobbo, te lo accerto io, - ripigliò Coretti; - debbo fare il lavoro a pezzi e a bocconi. Stavo scrivendo le proposizioni, è venuta gente a comprare. Mi son rimesso a scrivere, eccoti il carro. Questa mattina ho già fatto due corse al mercato delle legna in piazza Venezia. Non mi sento più le gambe e ho le mani gonfie. Starei fresco se avessi il lavoro di disegno! - E intanto dava un colpo di scopa alle foglie secche e ai fuscelli che coprivano l'ammattonato.
      - Ma dove lo fai il lavoro, Coretti? - gli domandai.
      - Non qui di certo, - riprese; - vieni a vedere; - e mi condusse in uno stanzino dietro la bottega, che serve da cucina e da stanza da mangiare, con un tavolo in un canto, dove ci aveva i libri e i quaderni, e il lavoro incominciato. - Giusto appunto, disse, - ho lasciato la seconda risposta per aria: col cuoio si fanno le calzature, le cinghie... Ora ci aggiungo le valigie. - E presa la penna, si mise a scrivere con la sua bella calligrafia. - C'è nessuno? - s'udì gridare in quel momento dalla bottega. Era una donna che veniva a comprar fascinotti. - Eccomi, - rispose Coretti; e saltò di là, pesò i fascinotti, prese i soldi, corse in un angolo a segnar la vendita in uno scartafaccio e ritornò al suo lavoro, dicendo: - Vediamo un po' se mi riesce di finire il periodo.


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Cuore
di Edmondo De Amicis
pagine 303

   





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