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      - Saresti buono a salire in cima a quell'albero?
      - In cima a quell'albero? io? In mezzo minuto ci salgo.
      - E sapresti dirmi quello che vedi di lassù, se c'è soldati austriaci da quella parte, nuvoli di polvere, fucili che luccicano, cavalli?
      - Sicuro che saprei.
      - Che cosa vuoi per farmi questo servizio?
      - Che cosa voglio? - disse il ragazzo sorridendo. - Niente. Bella cosa! E poi... se fosse per i tedeschi, a nessun patto; ma per i nostri! Io sono lombardo.
      - Bene. Va su dunque.
      - Un momento, che mi levi le scarpe.
      Si levò le scarpe, si strinse la cinghia dei calzoni, buttò nell'erba il berretto e abbracciò il tronco del frassino
      - Ma bada... - esclamò l'ufficiale, facendo l'atto di trattenerlo, come preso da un timore improvviso.
      Il ragazzo si voltò a guardarlo, coi suoi begli occhi celesti, in atto interrogativo.
      - Niente, - disse l'ufficiale; - va su.
      Il ragazzo andò su, come un gatto.
      - Guardate davanti a voi, - gridò l'ufficiale ai soldati.
      In pochi momenti il ragazzo fu sulla cima dell'albero, avviticchiato al fusto, con le gambe fra le foglie, ma col busto scoperto, e il sole gli batteva sul capo biondo, che pareva d'oro. L'ufficiale lo vedeva appena, tanto era piccino lassù.
      - Guarda dritto e lontano, - gridò l'ufficiale.
      Il ragazzo, per veder meglio, staccò la mano destra dall'albero e se la mise alla fronte.
      - Che cosa vedi? - domandò l'ufficiale.
      Il ragazzo chinò il viso verso di lui, e facendosi portavoce della mano, rispose: - Due uomini a cavallo, sulla strada bianca.
      - A che distanza di qui?


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Cuore
di Edmondo De Amicis
pagine 303