Ma va meglio, sta tranquillo, va meglio, son quasi guarito. Vieni qua. - Garoffi, confuso che non ci vedeva più, s'è avvicinato al letto, forzandosi per non piangere, e il vecchio l'ha carezzato, ma egli non poteva parlare. - Grazie, ha detto il vecchio, - va pure a dire a tuo padre e a tua madre che tutto va bene, che non si dian più pensiero. - Ma Garoffi non si moveva, pareva che avesse qualcosa da dire, ma non osava. - Che mi hai da dire? che cosa vuoi dire? - Io... nulla. - Ebbene, addio, a rivederci, ragazzo; vattene pure col cuore in pace. Garoffi è andato fino alla porta, ma là s'è fermato, e s'è volto indietro verso il nipotino, che lo seguitava, e lo guardava curiosamente. Tutt'a un tratto, cavato di sotto al mantello un oggetto, lo mette in mano al ragazzo, dicendogli in fretta: - È per te, - e via come un lampo. Il ragazzo porta l'oggetto allo zio; vedono che c'è scritto su: Ti regalo questo; guardan dentro, e fanno un'esclamazione di stupore. Era l'album famoso, con la sua collezione di francobolli, che il povero Garoffi aveva portato, la collezione di cui parlava sempre, su cui aveva fondato tante speranze, e che gli era costata tante fatiche; era il suo tesoro, povero ragazzo, era metà del suo sangue, che in cambio del perdono egli regalava!
Il piccolo scrivano fiorentinoRacconto mensile
Faceva la quarta elementare. Era un grazioso fiorentino di dodici anni, nero di capelli e bianco di viso, figliuolo maggiore d'un impiegato delle strade ferrate, il quale, avendo molta famiglia e poco stipendio, viveva nelle strettezze.
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Cuore
di Edmondo De Amicis
pagine 303 |
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Garoffi Garoffi
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