Oh questa volta son ben sicuro della mia risoluzione!"
Ciò non di meno, quella notte si levò ancora, per forza d'abitudine, più che per altro; e quando fu levato, volle andare a salutare, a riveder per qualche minuto, nella quiete della notte, per l'ultima volta, quello stanzino dove aveva tanto lavorato segretamente, col cuore pieno di soddisfazione e di tenerezza. E quando si ritrovò al tavolino, col lume acceso, e vide quelle fasce bianche, su cui non avrebbe scritto mai più quei nomi di città e di persone che oramai sapeva a memoria, fu preso da una grande tristezza, e con un atto impetuoso ripigliò la penna, per ricominciare il lavoro consueto. Ma nello stender la mano urtò un libro, e il libro cadde. Il sangue gli diede un tuffo. Se suo padre si svegliava! Certo non l'avrebbe sorpreso a commettere una cattiva azione, egli stesso aveva ben deciso di dirgli tutto; eppure... il sentir quel passo avvicinarsi, nell'oscurità; - l'esser sorpreso a quell'ora, in quel silenzio; - sua madre che si sarebbe svegliata e spaventata, - e il pensar per la prima volta che suo padre avrebbe forse provato un'umiliazione in faccia sua, scoprendo ogni cosa... tutto questo lo atterriva, quasi. - Egli tese l'orecchio, col respiro sospeso... Non sentì rumore. Origliò alla serratura dell'uscio che aveva alle spalle: nulla. Tutta la casa dormiva. Suo padre non aveva inteso. Si tranquillò. E ricominciò a scrivere. E le fasce s'ammontavano sulle fasce. Egli sentì il passo cadenzato delle guardie civiche giù nella strada deserta; poi un rumore di carrozza che cessò tutt'a un tratto; poi, dopo un pezzo, lo strepito d'una fila di carri che passavano lentamente; poi un silenzio profondo, rotto a quando a quando dal latrato lontano d'un cane.
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Cuore
di Edmondo De Amicis
pagine 303 |
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