Il teatro era tutto addobbato a festoni di panno rosso, bianco e verde. Nella platea avevan fatto due scalette: una a destra, per la quale i premiati dovevan salire sul palcoscenico; l'altra a sinistra, per cui dovevan discendere, dopo aver ricevuto il premio. Sul davanti del palco c'era una fila di seggioloni rossi, e dalla spalliera di quel di mezzo pendevano due coroncine d'alloro; in fondo al palco, un trofeo di bandiere; da una parte un tavolino verde, con su tutti gli attestati di premio legati coi nastrini tricolori. La banda musicale stava in platea, sotto il palco; i maestri e le maestre riempivano tutta una metà della prima galleria, che era stata riservata a loro; i banchi e le corsie della platea erano stipati di centinaia di ragazzi, che dovevan cantare, e avevan la musica scritta tra le mani. In fondo e tutto intorno si vedevano andare e venire maestri e maestre che mettevano in fila i premiati, e c'era pieno di parenti che davan loro l'ultima ravviata ai capelli e l'ultimo tocco alle cravattine.
Appena entrato coi miei nel palchetto, vidi in un palchetto di fronte la maestrina della penna rossa, che rideva, con le sue belle pozzette nelle guancie, e con lei la maestra di mio fratello, e la "monachina" tutta vestita di nero, e la mia buona maestra di prima superiore; ma coś pallida, poveretta e tossiva coś forte, che si sentiva da una parte all'altra del teatro. In platea trovai subito quel caro faccione di Garrone e il piccolo capo biondo di Nelli, che stava stretto contro la sua spalla.
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Cuore
di Edmondo De Amicis
pagine 303 |
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Garrone Nelli
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