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Un nuovo rumor leggiero la interruppe.
- Ma non mi pare la pioggia! - esclamò, impallidendo - ... va' a vedere!
Ma soggiunse subito: - No, resta qui! - e afferrò Ferruccio per la mano.
Rimasero tutti e due col respiro sospeso. Non sentivan che il rumore dell'acqua.
Poi tutti e due ebbero un brivido.
All'uno e all'altra era parso di sentire uno stropiccìo di piedi nello stanzino.
- Chi c'è? - domandò il ragazzo, raccogliendo il fiato a fatica.
Nessuno rispose.
- Chi c'è? - ridomandò Ferruccio, agghiacciato dalla paura.
Ma aveva appena pronunciato quelle parole, che tutt'e due gettarono un grido di terrore. Due uomini erano balzati nella stanza; l'uno afferrò il ragazzo e gli cacciò una mano sulla bocca; l'altro strinse la vecchia alla gola; il primo disse: - Zitto, se non vuoi morire! - il secondo: - Taci! - e levò un coltello. L'uno e l'altro avevano una pezzuola scura sul viso, con due buchi davanti agli occhi.
Per un momento non si sentì altro che il respiro affannoso di tutti e quattro e lo scrosciar della pioggia; la vecchia metteva dei rantoli fitti, e aveva gli occhi fuor del capo.
Quello che teneva il ragazzo, gli disse nell'orecchio: - Dove tiene i danari tuo padre?
Il ragazzo rispose con un fil di voce, battendo i denti: - Di là... nell'armadio.
- Vieni con me, - disse l'uomo.
E lo trascinò nello stanzino, tenendolo stretto alla gola. Là c'era una lanterna cieca, sul pavimento.
- Dov'è l'armadio? - domandò.
Il ragazzo, soffocato, accennò l'armadio.
Allora, per esser sicuro del ragazzo, l'uomo lo gittò in ginocchio, davanti all'armadio, e serrandogli forte il collo fra le proprie gambe, in modo da poterlo strozzare se urlava, e tenendo il coltello fra i denti e la lanterna da una mano, cavò di tasca con l'altra un ferro acuminato, lo ficcò nella serratura, frugò, ruppe, spalancò i battenti, rimescolò in furia ogni cosa, s'empì le tasche, richiuse, tornò ad aprire, rifrugò: poi riafferrò il ragazzo alla strozza, e lo risospinse di là, dove l'altro teneva ancora agguantata la vecchia, convulsa, col capo arrovesciato e la bocca aperta.
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Cuore
di Edmondo De Amicis
pagine 303 |
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Ferruccio Ferruccio
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