.. mi par più delicato entrare senza medaglia. - Picchiammo, ci aperse il padre, quell'omone che pare un gigante: aveva la faccia stravolta che pareva spaventato. - Chi siete? - domandò. - Garrone rispose: - Siamo compagni di scuola d'Antonio, che gli portiamo tre arancie. - Ah! povero Tonino, - esclamò il muratore scotendo il capo, - ho paura che non le mangerà più le vostre arancie! - e si asciugò gli occhi col rovescio della mano. Ci fece andar avanti: entrammo in una camera a tetto, dove vedemmo il "muratorino" che dormiva in un piccolo letto di ferro: sua madre stava abbandonata sul letto col viso nelle mani, e si voltò appena a guardarci: da una parte pendevan dei pennelli, un piccone e un crivello da calcina; sui piedi del malato era distesa la giacchetta del muratore, bianca di gesso. Il povero ragazzo era smagrito, bianco bianco, col naso affilato, e respirava corto. O caro Tonino, tanto buono e allegro, piccolo compagno mio, come mi fece pena, quanto avrei dato per rivedergli fare il muso di lepre, povero muratorino! Garrone gli mise un'arancia sul cuscino, accanto al viso: l'odore lo svegliò, la pigliò subito, ma poi la lasciò andare, e guardò fisso Garrone. - Son io, - disse questi, - Garrone: mi conosci? - Egli fece un sorriso che si vide appena, e levò a stento dal letto la sua mano corta e la porse a Garrone, che la prese fra le sue e vi appoggiò sopra la guancia dicendo: - Coraggio, coraggio, muratorino; tu guarirai presto e tornerai alla scuola e il maestro ti metterà vicino a me, sei contento?
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Cuore
di Edmondo De Amicis
pagine 303 |
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