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      Il vecchio tentò di renderla e di riprender la sua; ma mio padre era già dentro, e aveva richiuso lo sportello.
      - Addio, mio buon maestro!
      - Addio, figliuolo, - rispose il maestro, mentre il treno si moveva, - e Dio la benedica per la consolazione che ha portato a un povero vecchio.
      - A rivederci! - gridò mio padre, con voce commossa.
      Ma il maestro crollò il capo come per dire: - Non ci rivedremo più.
      - Sì, sì, - ripeté mio padre, - a rivederci.
      E quegli rispose alzando la mano tremola al cielo: - Lassù.
      E disparve al nostro sguardo così, con la mano in alto.
      Convalescenza
      20, giovedì
      Chi m'avrebbe detto quando tornavo così allegro da quella bella gita con mio padre che per dieci giorni non avrei più visto né campagna né cielo! Son stato molto malato, in pericolo di vita. Ho sentito mia madre singhiozzare, ho visto mio padre pallido pallido, che mi guardava fisso, e mia sorella Silvia e mio fratello che discorrevano a bassa voce, e il medico, con gli occhiali, che era ogni momento lì, e mi diceva delle cose che non capivo. Proprio, son stato a un punto dal dare un addio a tutti. Ah povera mia madre! Son passati almeno tre o quattro giorni di cui non mi ricordo quasi nulla, come se avessi fatto un sogno imbrogliato e oscuro. Mi sembra d'aver visto accanto al mio letto la mia buona maestra di prima superiore che si sforzava di soffocar la tosse col fazzoletto, per non disturbarmi; ricordo così in confuso il mio maestro che si chinò a baciarmi e mi punse un poco il viso con la barba; e ho visto passare come in una nebbia la testa rossa di Crossi, i riccioli biondi di Derossi, il calabrese vestito di nero, e Garrone che mi portò un mandarino con le foglie e scappò subito perché sua madre stava male.


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Cuore
di Edmondo De Amicis
pagine 303

   





Dio Silvia Crossi Derossi Garrone