Parecchi non potevano alzarsi dal banco, e rimanevan lì, col capo ripiegato sul braccio, accarezzando le stampelle con la mano; altri, facendo la spinta delle braccia, si sentivan mancare il respiro, e ricascavano a sedere, pallidi, ma sorridevano, per dissimulare l'affanno. Ah! Enrico, voi altri che non pregiate la salute, e vi sembra così poca cosa lo star bene! Io pensavo ai bei ragazzi forti e fiorenti, che le madri portano in giro come in trionfo, superbe della loro bellezza, e mi sarei prese tutte quelle povere teste, me le sarei strette tutte sul cuore, disperatamente, avrei detto, se fossi stata sola: non mi movo più di qui; voglio consacrare la vita a voi, servirvi, farvi da madre a tutti fino al mio ultimo giorno... E intanto cantavano, cantavano con certe vocine esili, dolci, tristi, che andavano all'anima, e la maestra avendoli lodati, si mostraron contenti; e mentre passava tra i banchi, le baciavano le mani e le braccia, perché senton tanta gratitudine per chi li benefica, e sono molto affettuosi. E anche hanno ingegno, quegli angioletti; e studiano, mi disse la maestra. Una maestra giovane e gentile, che ha sul viso pieno di bontà una certa espressione di mestizia, come un riflesso delle sventure che essa accarezza e consola. Cara ragazza! Fra tutte le creature umane che si guadagnan la vita col lavoro, non ce n'è una che se la guadagni più santamente di te, figliuola mia.
TUA MADRESacrificio.
9, martedì
Mia madre è buona, e mia sorella Silvia è come lei, ha lo stesso cuore grande e gentile.
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Cuore
di Edmondo De Amicis
pagine 303 |
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Silvia
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