Come va, dunque? Come va?
Mio padre sorrise, e rispose: - Non vi dico nulla; vedrete voi; andate, andate; non le rubate un minuto di più.
Uscimmo; l'istituto è vicino. Strada facendo, a grandi passi, il giardiniere mi parlava, rattristandosi. - Ah! la mia povera Gigia! Nascere con quella disgrazia! Dire che non mi son mai sentito chiamar padre da lei, che lei non s'è mai sentita chiamar figliuola da me, che mai non ha detto né inteso una parola al mondo! E grazia che s'è trovato un signore caritatevole che ha fatto le spese dell'istituto. Ma tanto... prima degli otto anni non c'è potuta andare. Son tre anni che non è in casa. Va per gli undici, adesso. È cresciuta, mi dica un po', è cresciuta? È di buon umore?
- Ora vedrete, ora vedrete, - gli risposi affrettando il passo.
- Ma dov'è quest'istituto? - domandò. - Mia moglie ce l'accompagnò ch'ero già partito. Mi pare che debba essere da queste parti.
Eravamo appunto arrivati. Entrammo subito nel parlatorio. Ci venne incontro un custode. - Sono il padre di Gigia Voggi, disse il giardiniere; - la mia figliuola subito subito. - Sono in ricreazione, - rispose il custode, - vado a avvertir la maestra. - E scappò.
Il giardiniere non poteva più né parlare, né star fermo; guardava i quadri alle pareti, senza veder nulla.
La porta s'aperse: entrò una maestra, vestita di nero, con una ragazza per mano.
Padre e figliuola si guardarono un momento e poi si slanciarono l'uno nelle braccia dell'altro, mettendo un grido.
La ragazza era vestita di rigatino bianco e rossiccio, con un grembiale grigio.
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Cuore
di Edmondo De Amicis
pagine 303 |
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Gigia Gigia Voggi
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