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      Non crederò che mai si faccia mutazione di Stato, se non si fa di religione.
      Fra Paolo Sarpi
     
      Segno di fraterno affetto e dell'armonia che lega la nostra mente, il nostro cuore e la nostra vita, cui abbiamo sacra alla patria e alla libertà religiosa e civile, accogli questo racconto. Picciola cosa davvero, considerando l'importanza e l'arduità del problema, che ci stà sulle spalle e forse racchiude più che la morte o la vita della nostra nazione, giacchè ravvolge i fati d'Europa. Ma sì gagliardi sforzi dimanda il trionfo della verità, da tante parti conviene invocare, suscitare la luce, tante forze son necessarie a smuovere il sasso dell'ignoranza, a riscuotere gli animi addormentati nel letargo cattolico, che anche un povero fantaccino non sarà inutile e fuori di posto.
      Il mio libretto narra l'eccidio di alcune migliaia di uomini, i quali nacquero e vissero nella tua materna provincia. Essa fu ne' più barbari modi insanguinata dall'ire gelose di Roma. Questa è una storia per voi Calabresi domestica, e vi dovrebbe esser sacra a vendetta del bene, a quella santa vendetta, che, risparmiando agli avvenire le prove sofferte, ov'erano tenebre spande luce, e sulle ruine fatte da qualunque tirannide versa le benedizioni della libertà. Tu, calabrese, tu, nato poco lunge da san Sisto e da Guardia, tu, nemico d'ogni ingiustizia e d'ogni violenza, presentala a quegli uomini forti negli amori e negli odii, di' loro in mio nome: - Queste pagine sgocciano sangue de' padri nostri, vittime dell'intolleranza romana, che per libidine di governo assoluto adoperò il ferro ed il fuoco e santificò le ragioni e gli esempli di qualsiasi violenza in nome di Dio.


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L'inquisizione e i calabro-valdesi
di Filippo De Boni
Daelli Milano
1864, pagine 117

   





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