Pagina (13/117)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Non isdegni una volta l'umile fossa di chi oscuro, ma onestamente vissuto, per avere obedito alla propria coscienza, non potè nondimeno sfuggire alla gelosia di fierissima istituzione, la quale, facendosi giustiziera di Dio, ha devastato la terra, l'ha coperta di sangue e di notte, poichè uccidesse i corpi per salvare le anime.
      Innamorato della mia patria, alle sue sorti devoto, da più anni mi affaccendo nel tessere il lungo e negletto martirologio della coscienza italiana, perchè gli Italiani sappiano quanto sia preziosa e cara la libertà, quante lagrime e quanto soffrire ci costino le speranze presenti, sebbene commiste ad ineffabili angoscie, e come sia grave in tutti ma inesorabile l'obligo di sollevare baluardi non superabili tra noi ed il passato, fra la libertà che dobbiamo assicurare a qualunque costo e le vecchie tirannidi, che minacciano sempre - sieno queste politiche o religiose, sieno cadute o cadenti, funestissime tutte, ma pessime le seconde senza contrasto. La vita or piena di cure e le circostanze poco serene niegandomi l'agio di subito compiere e publicare sì arduo lavoro, perchè imbelle ed ozioso contro il vero nemico della libertà universale, della patria italiana e delle anime, un solo giorno non volga, insieme composi e ordinai queste note, forse peregrine soltanto per la luce che l'una dall'altra ricevono. E cosi aggiungo una trama alla tela del nostro martirologio.
      Abbenchè prema l'urgenza della questione di Roma, ignoro pur sempre, e ne sento angoscia, se vogliano le menti italiane occuparsi di siffatti argomenti, che sono i vitali.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'inquisizione e i calabro-valdesi
di Filippo De Boni
Daelli Milano
1864 pagine 117

   





Dio Italiani Roma