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      Se non che il Valdes, vero fondatore e guardiano della chiesa di Napoli, essendo di gracile complessione, in età ancora fresca nel 1540 moriva. L'Ochino volgevasi altrove. Il Martire, afflitto nell'anima, macero nella salute, anch'esso lasciava Napoli, prescelto a visitatore generale dell'ordine dal cardinale Gonzaga, che si proponeva giovare in un tempo alla disciplina ecclesiastica ed alla salute del Martire. La chiesa napoletana durava, ma incomposta, e senza fervore; poichè udendo la messa, frequentando le chiese ortodosse, vestendo sembianze cattoliche, educasse i germi della propria dissoluzione.
      E poi già spuntavano i più terribili giorni dell'inquisizione in Italia.
      IV
     
      PRIME FUGHEPer tutta Italia ed in Roma stessa eran noti e confessati i disordini della Chiesa. A compiere quello che inutilmente si propose il semplice e pio Adriano VI, parve destinato un istante Paolo III, scolare di Pomponio Lieto, nella casa di Lorenzo il Magnifico educato all'eleganze, agli studii, all'indifferenza religiosa e ai costumi di que' tempi. Secondo Benvenuto, il Farnese non credeva nulla, nè in Dio, nè in altri11. Ei si annunziò al mondo come principe riformatore; inviò nunzi ai principi per ottenere l'assenso a un concilio e lo convocò in Mantova; indi elesse una commissione di quattro cardinali e cinque prelati, imponendole di esaminare tutti gli abusi che meritassero riforma, d'aggiungervi in una i rimedi, di purgare la Curia. Toltone il Caraffa, tutti i membri della commissione erano partigiani d'un moto conciliatore verso i Protestanti, quasi tutti credevano alla giustificazione per la grazia.


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L'inquisizione e i calabro-valdesi
di Filippo De Boni
Daelli Milano
1864 pagine 117

   





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