Non per questo rinacque in Italia o potea rinascere la fede. Le genti colte tra noi, precisamente a motivo della Chiesa, credettero sempre assai poco; giacquero e giacciono nella inoperosità della sterile indifferenza. Roma fu in ogni tempo, più o meno, aborrita in Italia. Ma, purchè i popoli restino a briglia, la ragionevole fede non è necessaria; bastano gli errori a quella superstiti e la paura.
A' di nostri col logico assurdo di conciliare scienza e rivelazioni positive, libertà e cattolicesimo, grazia di Dio e volontà nazionale, diritto umano e divino, invalse pure l'erroneo concetto che l'inquisizione e la Chiesa non abbiano che fare tra loro, per cui la prima sarebbe unicamente un abuso, una pianta educata dalle passioni o dalla ignoranza de' tempi. Essa certo non è nello spirito del cristianesimo, od almeno del suo fondatore. Ma ciò nulla prova. In che rassomigliano i precetti evangelici alla teologia moderna? Il governo ecclesiastico romano, la chiesa detta cattolica, qual si è formata attraverso i tempi, quale si costituiva nel concilio di Trento, quale ne' suoi riti e dogmi si è ora, è sindacabile dell'inquisizione; questa è ingenerata dal di lei spirito; per intendere l'una non si può separarla dall'altra, anzi formano una sola cosa. Ammette Roma il principio di tolleranza? Questo non è per essa la fonte di tutti gli errori? Quindi le sue maledizioni contro la tolleranza non finiscono mai. Il pensiero di Roma è l'universo dominio per mezzi ecclesiastici; se ne togliete l'inquisizione, Roma ecclesiastica non esisterebbe più, almeno qual'è. L'inquisizione nasce a Roma; parte di Roma e a Roma sottomette la Spagna; costituisce la penisola iberica come una propria fortezza, donde più acre ritorna e dal Tevere irraggia su tutte le razze latine, di modo incatenate, che non hanno saputo ancora nè religiosamente, nè politicamente affrancarsi.
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