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      E la persecuzione nelle Valli si riaccese durante il 1535. Egidio Gillio, ministro valdese e storico della sua fede, avendo visitate qualche lustro dopo con Stefano Noel le colonie di san Sisto e di Guardia, le consigliò nondimeno di perdurare nella antica circospezione. E quanto fosse necessaria, se ne avvide egli stesso; imperocchè ritornando in patria col suo compagno, lungo l'Adriatico e per Venezia secondo il costume, fu quasi scoperto e preso dai cagnotti del Santo Ufficio.
      Ei sembra che i Calabri s'acquetassero qualche tempo. Se non che, mentre infieriva nelle Valli italiane e francesi persecuzione più forte, apertasi nel 1557, essi persuasi più che mai d'aver fatto male, adattandosi a varie forme romane, talora rassegnandosi a udire la messa, risolsero, in ispecie quelli ardenti di Guardia, di ricondurre a qualunque costo il loro culto alla semplicità primitiva. Giunto fra loro dalle valli il barba Stefano Negrino di Bobbio presso Luzerna, deputarono a Ginevra Marco Uscegli, un de' loro notevoli e zelanti uomini, per ottenere che al nuovo ministro se ne aggiungesse un altro consacrato a Ginevra, che loro apparia veneranda, quanto Roma ai cattolici. Era ne' loro voti un pastore stabile col diritto di leggere l'evangelio in volgare, di predicarlo liberamente nelle loro borgate e di riunirsi a edificazione comune.
      L'Uscegli fu indirizzato nella città di Calvino alla chiesa italiana, che contava già varii ed illustri fedeli, tra' quali il napoletano Galeazzo Caracciolo, marchese di Vico.


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L'inquisizione e i calabro-valdesi
di Filippo De Boni
Daelli Milano
1864 pagine 117

   





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