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      E vedremo subito che differenza passasse tra il metodo romano e quello spagnuolo. Era chiarissimo l'ordine. Il commento dell'inquisizione fu degno.
      XIIIGIAN LUIGI PASCALE
      Intorno a Stefano Negrino le sollecitudini per la conversione furono lunghe, incessanti, commiste a preghiere e a tormenti. Egli resistette; finchè una morte per fame e tortura lo tolse ai carnefici.
      Alla tortura fu anche sottoposto l'Uscegli i primi di marzo del 1560. Il Pascale dopo quel martirio potè vederlo; e ne scrive a Ginevra con parole sì affettuose ed addolorate che strappano le lagrime. Che avvenne poi di quel giovane entusiasta di Guardia? Come fu estinto? Lo ignoriamo. Le memorie de' tempi da questo punto ne tacciono.
      Il Pascale lasciò Cosenza li 14 aprile; e a Napoli fu condotto con ventidue condannati a galera. Ei scrisse alla sua fidanzata Camilla una storia di questa odissea, che durò nove giorni. I galeotti formavano una lunga e sola catena, legati pel collo; dormivano tutti sulla nuda terra; egli aveva manette strettissime ai polsi; e per non mancare di angoscia, facendole allargare, consumava tutto il proprio danaro. Li 16 maggio venne trasferito a Roma, consegnato all'inquisizione e chiuso nell'orribili carceri di Torre di Nona, in umidi sotterranei, sui quali or s'innalza il teatro. Ivi stette quattro mesi sepolto vivo, senz'altro conforto che quello della propria coscienza e della fede, per la quale era certo di dover morire.
      Una sola consolazione, benchè dolorosa, gli fu concessa, la visita del fratello Bartolommeo.


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L'inquisizione e i calabro-valdesi
di Filippo De Boni
Daelli Milano
1864 pagine 117

   





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