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      Ammessa la derivazione primitiva dell'uomo dalla scimia, quale sarà il nostro antenato diretto, quale sarà il nostro più prossimo parente, fra le attuali tre scimie antropoidi? Io ho cercato di mostrarvi che nessuna di esse ha titoli assoluti di preminenza sulle altre due; che se l'una sembra prevalere per un carattere, decade poi per l'altro; che se per i caratteri del cervello, per la distribuzione del pelo, l'orang-outang vince le scimie rivali, per la forma del capo, per le proporzioni delle estremità, per il minor sviluppo delle saccocce laringee, il chimpansé vince alla sua volta l'orang-outang; che se il gorilla è l'ultima delle scimie antropoidi pe' caratteri del cervello e del cranio e per la complicatezza de' sacchi laringei, è poi superiore a tutte pe' caratteri osteologici del tronco e della estremità. Mi pare che da tutto ciò derivi chiaramente la conseguenza che noi non dobbiamo cercare in alcuna di queste scimie antropoidi il nostro stipite primitivo, bensì in una forma perduta nelle epoche preumane; in altre parole, che le scimie attuali sono il ramo cadetto e noi il ramo principale del comune tronco genealogico4.
      Ritorniamo ora al nostro principale soggetto. Fin qui noi non abbiamo considerata se non la parte dell'uomo che si rileva col metro, colla bilancia, colla camera fotografica. Sarebbe ora tutto finito? Basterebbe forse, a far l'uomo, prendere una scimia, allungarvi le gambe, ottundervi l'angolo facciale, dilatare la capacità del cranio e mettervi dentro qualche grammo di sovrapeso di quella pasta fosforica che si chiama cervello?


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L'uomo e le scimie
di Filippo De Filippi
1864 pagine 53