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      Un'ultima considerazione, o signori.
      Ripensate un istante alle immediate ed alle remote conseguenze di quel semplice atto che è l'accendimento d'un ramo secco, al qual non arriva la capacità della scimia. Di là si venne subito alla pentola, primo fondamento della famiglia, all'altare ardente ed alla fucina, primi fondamenti delle società umane. Ma non è ancora quello ch'io voglio dire.
      Un pensiero che ho preso al volo in una conversazione famigliare con un mio dottissimo amico, mi pare conduca a riconoscere un'alta ragione teleologica nel regno umano. Per verità il naturalista deve stare bene in guardia contro il principio delle cause finali, per evitare il pericolo di fare della scienza sentimentale a capriccio; ma quando una manifestazione di questo principio scaturisce da sé, senza tormentare i fatti, io non vedo il perché si debba respingere come una tentazione funesta.
      Ora ascoltate.
      L'economia generale della natura si mantiene per l'azione combinata antagonista delle piante e degli animali. Le piante assorbono le sostanze elementari del loro organismo dal terreno in piccola parte ed in massima parte dall'aria, e fabbricano così la materia organica onde s'alimenta l'organismo animale. Sapete quanto ne' tessuti della pianta, e specialmente nel legno, sia predominante il carbonio che resta sotto forma di carbone, quando gli altri principi elementari, l'ossigeno, l'idrogeno, l'azoto, siano eliminati. Ora le piante prendono tutto il loro carbonio dall'aria, ove esiste in quella combinazione che è detta acido carbonico.


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L'uomo e le scimie
di Filippo De Filippi
1864 pagine 53