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      E inutile il dire che anche quest'opera ritrae tutti i pregi onde risplendono gli scritti di quest'autore. Non si può legger nulla di più attraente per l'ordine, la lucidità delle idee, la mirabile fluidità dell'esposizione, la pienezza e la varietà del sapere. E un libro eminente che può servire di ottima base per le ulteriori discussioni in un soggetto di sì alta importanza e di sì complicate difficoltà.
      Come in altre sue anteriori pubblicazioni, Vogt ammette la pluralità delle specie del genere umano, e l'origine autoctona delle specie stesse. Ora, partendo dalle tre serie di Gratiolet, egli ammette pure che ciascuna serie abbia prodotta la sua propria razza (o specie) umana; e così siano derivate dall'orang outang una razza primitiva brachicefala, dal chimpansé e dal gorilla due razze dolicocefale. Resta una gravissima difficoltà, l'uomo dell'emisfero occidentale; ma a questo proposito Vogt esclama: e perché mai non faremo noi derivare dalle scimie americane le diverse specie di uomini americani? Così d'un tempo solo pone la quistione, e la tronca con un punto interrogativo.
      Io mi ricordo con vero piacere della circostanza nella quale quest'idea sull'origine multilaterale delle razze umane venne a balenare nella mente di Vogt. Eravamo insieme lo scorso autunno, in un lieto convegno di amici, in una delle più pittoresche valli della Svizzera; ed il luogo, l'ora, la cordiale intimità degli interloquenti, spogliavano la disputa d'ogni rigore pedantesco, e la rendevano colorita e vivace quanto mai.


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L'uomo e le scimie
di Filippo De Filippi
1864 pagine 53

   





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