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      Tonda la gota e di color vivace,
      Stretto labbro e vermiglio, e bocca esìle.
      Lingua or spedita or tarda, e non mai vile,
      Che il ver favella apertamente o tace;
      Giovin d'anni e di senno, non audace,
      Duro di modi, ma di cor gentile.
      La gloria amo e le selve e il biondo Iddio(9).
      Spregio, non odio mai; m'attristo spesso,
      Buono al buon, buono al tristo, a me sol rio.
      All'ira presto, e più presto al perdono,
      Poco noto ad altrui, poco a me stesso,
      Gli uomini e gli anni mi diran chi sono.
     
      Quest'ultimo verso profetico mi scioglie dall'obbligo di qualsiasi commento. Vi è qui tutto l'afflato del genio potente, che doveva rivelare al suo secolo ed alla sua terra una nuova poesia.
     
     
     
     
      V.
     
      Il Manzoni ed il Parini.
     
      Nella sua prima maniera satirica il Manzoni parineggia; il Parini, egli non avea conosciuto di persona, se bene lo potesse per le relazioni che il poeta di Bosisio avea avute con la famiglia Beccarla. Quando il Parini morì, il Manzoni, quattordicenne, incominciava già a sentire la poesia e ad ammirare veramente i poeti; si narra anzi ch'egli leggesse per l'appunto la celebre Ode La caduta, quando gli venne annunciato che il Parini era morto(10). Il Manzoni vecchio dolevasi con Giovanni Rizzi di non averlo cercato, e scusavasi malamente col dire che allora egli era "un ragazzaccio che non sapeva nulla di nulla." Il vero è che non ci avrà pensato, che non avrà, come accade, creduto il Parini già così vicino a morire, e che la vita di collegio gli avrà pure diminuite le occasioni d'incontrarlo. Che se, al dire di Giulio Carcano, quando, nel Collegio de' Nobili, il giovinetto Manzoni fu, la prima volta, presentato al Monti come nipote di Cesare Beccarla, il Monti gli parve un Dio, è probabile che il vecchio Parini, quantunque non bello, gli avrebbe lasciata nell'animo una impressione più soave e più durevole.


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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze
1879 pagine 296

   





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