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      Fra maestro e discepolo un tale linguaggio colpisce. Nella risposta del Monti, il maestro dice che egli ha incominciata la stampa del Persio. Nel marzo dell'anno 1804, il Manzoni si trovava a Venezia e scriveva di là al suo amico Pagani, studente di giurisprudenza a Pavia; nella sua lettera è una parola impaziente contro il Monti, che può già dimostrare la scaduta riverenza del discepolo.
      Se Monti (egli scrive) vuol mandarmi il Persio, lo faccia avere, nel nome di Dio, a mio padre, a Milano." Questi indizii mi bisognava raccogliere per ispiegare non pure la vivacità del battibecco letterario che nacque dipoi fra i Manzoniani e i Montiani sopra l'argomento della mitologia nella poesia moderna, ma ancora per illustrare qualche passo del Carme In morte dell'Imbonati.
      Il giovine Poeta rammentando l'indegna educazione ed istruzione ch'egli avea ricevuta specialmente nel Collegio de' Nobili, non rattiene, com'è ben noto, il proprio sdegno, e lo sfoga in una forma intemperante che non si trova poi più in alcun altro suo scritto; ed accennando in particolare ad un maestro di poesia che lo disgustò, dice che da lui si rivolse, invece, agli antichi poeti:
      QuestaQual sia favilla, che mia mente alluma,
      Custodii com'io valgo e tenni vivaFinor. Nè ti dirò com'io, nodrito
      In sozzo ovil di mercenario armento,
      Gli aridi bronchi fastidendo, e il pastoDell'insipida stoppia, il viso torsi
      Dalla fetente mangiatoia, e francoM'addussi al sorso dell'ascrea fontana;
      Come, talor, discepolo di tale,
      Cui mi sarìa vergogna esser maestro,


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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze
1879 pagine 296

   





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