Il Manzoni, alla sua volta, rispose con una lettera caldissima; ma la risposta arrivò all'Imbonati, quand'egli avea già chiusi gli occhi alla luce.
Mi si domanderà: Come sapete voi questo? In quale biografia l'avete voi letto? Avreste, per avventura, vedute quelle preziose lettere? No: lo non le ho vedute; ma ho semplicemente letto, con intento biografico, i versi stessi del Manzoni. Gli abbiamo letti anche noi, e sono chiari abbastanza da non abbisognare di commenti. Io ne convengo perfettamente, e vi prego dunque soltanto di rileggerli ancora una volta:
.... Allor ch'io l'amorose e vereNote leggea, che a me dettasti prime,
E novissime fôro, e la dolcezzaDell'esser teco presentìa, chi detto
M'avrìa che tolto m'eri! E quando in caldoScritto gli affetti del mio cor t'apersi,
Che non sarìa dagli occhi tuoi veduto,
Chiusi per sempre! Or quanto e come acerboDi te nutrissi desiderio, il pensa.
Il Manzoni non pare dunque aver conosciuto l'Imbonati, ma essersene solamente innamorato per la fama delle sue molte virtù e per l'affetto sincero e profondo che egli aveva inspirato alla signora Beccaria; il che è intieramente regolare, poichè sappiamo dal Fauriel che la Beccaria s'era recata a Parigi con l'Imbonati fin dai primi anni del Consolato. Si spiega quindi pure come, per un certo periodo della vita giovanile di Alessandro Manzoni, appaia educatrice di lui non già la madre, ma una zia uscita da uno de' conventi soppressi, nel tempo in cui i Manzoni abitavano nella Via di Santa Prassede(32). Essa aveva l'incarico di accompagnare in chiesa il giovinetto, e di fargli dare lezioni di musica e di danza, forse pure di scherma.
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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze 1879
pagine 296 |
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