Altro l'Imbonati non può rimpiangere di questa vita mortale, nè il tristo mondo ch'egli abbandonò. Anima virtuosamente stoica e scettica ad un tempo, comunica il proprio scetticismo all'amica diletta ed al carissimo alunno:
Che dolermi dovea? forse il partirmiDa questa terra, ov'è il ben far portento,
E somma lode il non aver peccato?
Dove il pensier dalla parola è sempreAltro, è virtù per ogni labbro ad alta
Voce lodata, ma ne' cor derisa;
Dov'è spento il pudor, dove sagaceUsura è fatto il beneficio, e frutta
Lussuria amor; dove sol reo si stimaChi non compie il delitto; ove il delitto
Turpe non è, se fortunato; doveSempre in alto i ribaldi e i buoni in fondo.
Dura è pel giusto solitario, il credi,
Dura e, pur troppo, disugual la guerraContro i perversi affratellati e molti.
Tu, cui non piacque su la via più tritaLa folla urtar che dietro al piacer corre
E all'onor vano e al lucro, e delle saleAl gracchiar vôto, e del censito volgo
Al petulante cinguettìo, d'amiciCeto preponi intemerati e pochi,
E la pacata compagnia di quelliChe, spenti, al mondo anco son pregio e norma,
Segui tua strada; e dal viril propostoNoti ti partir, se sai.
Qui, dove torna pure ad affacciarsi in parte il poeta de' Sermoni che si mostra alieno dai pubblici affidi, appaiono chiare le ragioni, per le quali il Manzoni, disgustato della società milanese, si recò in Francia con la madre. Segue il già citato ricordo dell'educazione ricevuta in collegio, quindi l'allusione allo innominato maestro ch'egli disprezza; viene infine l'alunno sdegnoso alle calunnie dei vili che assalirono il nome del giovine poeta in Italia, alle quali egli non diede risposta, unico modo savio per farle cadere; e caddero infatti così bene, che non si potrebbe oggi più argomentare con qualche fondamenta di qual natura veramente esse fossero e onde partissero.
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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze 1879
pagine 296 |
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Imbonati Sermoni Manzoni Francia Italia
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