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      Il che è vero soltanto, se si confronti lo sciolto della tragedia con quello del Carme per l'Imbonati, ma non potrebbe stare se si volesse riguardare come un progresso l'Urania ed altri componimenti lirici immediatamente successivi, rispetto a quel primo Carme mirabile per verità e naturalezza. Ma a questo punta non mi giova più citare; mi conviene invece riferire, per intiero, quanto il Sainte-Beuve ci lasciò scritta intorno ai discorsi principali che si tennero su argomenti letterarii fra il Manzoni ed il Fauriel, dall'anno 1806 all'anno 1808.
      Quante volte (scrive il Sainte-Beuve), correndo l'estate del 1806 o alcuno degli anni dipoi, nel giardino della Maisonnette e fuori, per le colline di Saint-Avoie, sul pendio di quella vetta, onde si scorge sì bello il corso della Senna, e l'isoletta coperta di salici e di cipressi, da cui l'occhio si allarga contento su quella fresca e tranquilla vallata, quante volte i due amici andavano ragionando tra loro sul fine supremo d'ogni poesia, sulle false immagini di che conveniva spogliarla, sull'arte bella e semplice che bisognava richiamare alla vita! Certo, il Cartesio non fu tanto insistente nel raccomandare al filosofo di deporre le idee della scuola e i pregiudizii dell'educazione, quanto il Fauriel nel raccomandare al poeta di liberarsi intieramente da quelle false immagini che sogliono ricevere nome di poetiche. Bisogna che la poesia sia cavata dall'intimo del cuore, bisogna sentire e saper esprimere i proprii sentimenti con sincerità. Quest'era il primo articolo della riforma poetica meditata dal Fauriel e dal Manzoni.


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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze
1879 pagine 296

   





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