Il soggiorno in Francia non valse di certo al Manzoni per fargli imparar meglio quella lingua italiana, allo studio della quale egli si appassionò poi tanto dopo il suo ritorno in Italia. Ma gli diede, quanto allo stile, quella naturalezza, quell'agevolezza e disinvoltura che le nostre scuole e le nostre Accademie non ci hanno mai insegnate, avendo anzi mirato molto spesso a nascondere con la frase elegante i pensieri, o il vuoto de' pensieri, più tosto che ad esprimerli. Il Manzoni ammirava grandemente e sovra tutti i prosatori il Voltaire, le opere del quale egli citava spesso, avendole fino al suo trentesimo anno 1820 avute sempre fra le mani! Se ne privò poi, per farne dono al proprio confessore monsignor Tosi, canonico del Duomo, poi vescovo di Pavia, e togliersi così la tentazione di ascoltare il Voltaire altrimenti che come scrittore, e di sorbire con l'ambrosia delle belle parole il veleno di pensieri che quella fede cattolica, della quale egli aveva assunta la difesa, gli comandava di riprovare(37).
XII.
L'Urania. - L'Idillio manzoniano.
Fu scritto molto e forse troppo sopra gli amori molteplici e non tutti egualmente ammirabili e confessabili di Volfango Goethe. Il capitolo che tratta degli amori del Manzoni sarà assai più breve e più discreto, ma, come parmi, non privo d'importanza per chi s'occupi di psicologia letteraria. Io non piglio molto sul serio e però non dovrei curar qui il breve disgraziato amoretto di Venezia, del quale ho già fatto un breve cenno, perchè non sembra aver lasciata alcuna traccia profonda nell'arte manzoniana.
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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze 1879
pagine 296 |
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