Lo studio ch'e' fece per nascondersi, dopo essersi molto e forse troppo scoperto nel Carme per l'Imbonati, gli fece parer buoni quegli stessi mezzi mitologici, sopra i quali, pochi anni dopo, egli medesimo dovea gettar tanto ridicolo. Ed č a dolersi che l'amico Fauriel non abbia sconsigliato il Manzoni dal ritentar quella vana forma poetica. Č da dolersi, ma non da stupire; poichč, in quel tempo medesimo, il Fauriel traduceva la Parteneide, poema alpestre del poeta danese Jens Bággesen(42), ove non solamente si rimettono in iscena gli Dei ma si crea una nuova dea della Vertigine, dove la Jungfrau o la Vergine č allegoricamente rappresentata come una poetica persona viva.
Nč pago il Fauriel di tradurre in francese il poema che il Bággesen avea composto in tedesco, invitava il Manzoni a tradurlo in italiano. Ma il Manzoni, che intanto avea giŕ fatto, con la madre, nel 1806 il suo viaggio in Isvizzera e ammirato dappresso le montagne, che vi ritornň forse nel 1807, invece di tradurre, si provň a comporre un poema originale sopra le montagne, accompagnandone l'invio al Fauriel suo secondo duca alpestre, come il Bággesen era stato il primo, con una epistola in versi, della quale il Sainte-Beuve ci ha fatto conoscere un frammento "Alla Vergine ideale" del Danese egli opponeva nell'epistola e nel poema una Vergine che le somigliava, da lui conosciuta sui colli orobii, in una villa del Bergamasco: siamo, ove precisamente egli conobbe la sua Enrichetta Blondel. Il suo matrimonio con essa si celebrň in Milano il 6 febbraio dell'anno 1808 innanzi all'ufficiale civile.
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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze 1879
pagine 296 |
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