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      Le lettere di quel tempo dirette dalla Giulia Beccarla e dal Manzoni al Tosi ci mostrano Don Alessandro molto malato di nervi; ebbene, erano forse le insonnie del genio agitato da una specie di furore divino. Nel 1818, il Manzoni aveva pure avuto uno de' più grossi dispiaceri della sua vita; era stato costretto a vendere il Caleotto, la casa, le terre di suo padre, presso Lecco. In mezzo a que' disastri economici cercò forse sollievo nella poesia; il dramma che si compieva nella sua vita, gli fece forse eleggere la forma drammatica. Studiando una volta la storia di Venezia con l'intendimento di scrivere un poema sopra la fondazione della città delle Lagune, si era probabilmente innamorato della figura del Carmagnola; ma il momento non era più per lui da poemi; l'animo del Manzoni agitato, non più contenuto dalla pietà e dalla rassegnazione, che monsignor Tosi non si stancava di raccomandargli, avea bisogno di sfogarsi, mettendo fra loro in poetico contrasto drammatico diversi affetti. Forse la vendita del Caleotto avea dato occasione in Milano a nuove chiacchiere che lo avevano disgustato; la madre, la moglie, il Tosi, forse pure il Fauriel, a cui, dopo alcuni anni di silenzio, egli era tornato con più vivace affetto, aveano cercato di calmarlo; e vi erano, senza dubbio, riusciti in parte: ma il maggior conforto egli avea dovuto provarlo, ritirandosi in sè stesso, e creandosi, come avveniva in casi simili al Goethe, a sua immagine un proprio mondo poetico. In quel mondo tutto ideale egli poteva liberamente sfogare i suoi sentimenti, in quella finzione storica esprimere ad un tempo e nascondere i proprii dolori.


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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze
1879 pagine 296

   





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