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Quest'uomo potrebbe essere così bene il Manzoni posto fra gli uomini del suo tempo, con un Governo come quello di Lombardia, posto a rischio continuo di perdere, nell'adempimento dei suoi doveri civili, la pace domestica e la vita, come il Conte di Carmagnola. In ogni modo, nelle parole della tragedia che s'intitola dal Conte di Carmagnola, più che i sensi di un capitano di ventura del Medio Evo, noi ritroviamo spesso l'animo, i pensieri, i dubbii, gl'interni combattimenti del Manzoni, geloso del suo buon nome, timido nell'opera, ardito ne' concepimenti, pio, delicato, amante della patria e della famiglia. Queste parole messe in bocca al Conte di Carmagnola non istonerebbero, per esempio, ove si collocassero nel Carme In morte dell'Imbonati:
Oh! beato colui, cui la fortuna;
Così distinte in suo cammin presentaLe vie del biasmo e dell'onor, ch'ei puote
Correr certo del plauso e non dar maiPasso, ove trovi a malignar l'intento
Sguardo del suo nemico. Un altro campoCorrer degg'io, dove in periglio sono
Di riportar, forza è pur dirlo, il bruttoNome d'ingrato, l'insoffribil nome
Di traditor. So che de' grandi è l'usoValersi d'opra ch'essi stiman rea;
E profondere a quel che l'ha compitaPremi e disprezzo, il so; ma io non sono
Nato a questo; e il maggior premio che bramo,
Il solo, egli è la vostra stima, e quellaD'ogni cortese; e, arditamente il dico,
Sento di meritarla.
Così avrebbe parlato, così forse parlava allora il Manzoni a' suoi proprii accusatori. Noi sappiamo già che prima della pubblicazione del Carme In morte dell'Imbonati, ossia nell'anno 1805, si era ciarlato molto in Milano contro il Manzoni, e che si tornò a ciarlare contro di lui, quando, nel 1819, egli malato di nervi ritornò con la madre e con la moglie a Parigi.
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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze 1879
pagine 296 |
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