E per amor di libertà s'arriva.
Italia mia che fa? di sue ferute
È sana alfine? è in libertate? è in calma?
O guerra ancor la strazia e servitute?
Io prodigo le fui di non vil'alma."
Dicono che il Manzoni ed il Mazzini, ritrovandosi insieme un giorno dell'anno 1860, si rallegrassero insieme d'essere stati, per lungo tempo, i soli veri unitarii d'Italia. Nel vero, entrambi misero una specie di ostinazione nel desiderare e nel predicare in tutti i modi ed in ogni occasione l'unità italiana. Anche il Monti, per dire il vero, nella Musogonia aveva collocata la seguente strofa:
E voi di tanta madre incliti figli,
Fratelli, i preghi della madre udite:
Di sentenza disgiunti e di consigli,
Che pensate, infelici, e chi tradite?
Una deh sia la patria, e ne' perigliUno il senno, l'ardir, l'alme, le vite.
Del discorde voler che vi scompagna,
Deh non rida, per Dio! Roma e Lamagna.
Si può anche ammettere che il Monti fosse in quel momento sincero, ed esprimesse con tali versi il proprio intimo sentimento; ma egli cantò tante volte idoli diversi, dal Braschi a Napoleone, dal Suvaroff all'Imperatore d'Austria, che una sua strofa unitaria non può far di lui un poeta unitario. Prima dell'anno 1860 gli unitarii in Italia si potevano contare; tra i liberali d'idee più avanzate prevaleva generalmente l'idea della federazione. Il professor De Benedetti racconta in questo modo il colloquio che il Mazzini avrebbe avuto col Manzoni: "Vede, Don Alessandro (avrebbe detto il Mazzini), durante un pezzo siamo stati noi due soli a credere all'unità di quest'Italia.
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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze 1879
pagine 296 |
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