Alcun non passa che lo chiami amico,
E non gli far dispetto è cortesia.
Forse infecondo di tal madre or langueIl glorïoso fianco? o forse ch'ella
Del latte antico oggi le vene ha scarse?
O figli or nutre, a cui per essa il sangueDonar sia grave? o tali, a cui più bella
Pugna sembri tra lor ingiuria forse?
Stolta bestemmia! eran le forze sparse,
E non le voglie; e quasi in ogni pettoVivea questo concetto:
Liberi non sarem se non siamo uni;
Ai men forti di noi gregge dispetto,
Fin che non sorga un uom che ci raduni.
Egli è sorto per Dio! Sì, per Colui
Che un dì trascelse il giovinetto ebreoChe del fratello il percussor percosse;
E fattol duce e salvator de' sui,
Degli avari ladron sul capo reoL'ardua furia soffiò dell'onde rosse;
Per quel Dio che talora a stranie posse,
Certo in pena, il valor d'un popol trade;
Ma che l'inique spadeFrange una volta, e gli oppressor confonde,
E all'uom che pugna per le sue contradeL'ira e la gioia de' perigli infonde.
Con Lui, signor, dell'itala fortunaLe sparse verghe raccorrai da terra,
E un fascio ne farai nella tua mano...
I versi non belli, in questo frammento, sono parecchi; ma il Manzoni alludeva, nel suo discorso, a questo:
Liberi non sarem se non siamo uni.
Per questa unità da lui voluta, sperata, predicata, fin da giovinetto, il Manzoni aveva il coraggio di combattere apertamente, quantunque così devoto al Capo spirituale della Chiesa, il potere temporale de' Papi. Per questo riguardo, il Manzoni s'accordava perfettamente con l'antico e col nuovo poeta Ghibellino, con l'Alighieri e col Niccolini; il Poeta quindicenne, nel Trionfo della Libertà, e però prima della sua pretesa conversione, mentrechè egli mostra come Dio, ossia la religione, insegni soltanto l'amore:
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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze 1879
pagine 296 |
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