Ei, con la voce di natura, chiamaTutti ad armarsi, e gli uomini accompagna
E va d'ognuno al cor ripetendo: ama!
si rivolge dantescamente a Roma:
Ahi! de la libertà l'ampia ruinaTutto si trasse ne la notte eterna,
Ed or serva sei fatta di reina.
Che il celibe Levita ti governaCon le venali chiavi, ond'ei si vanta
Chiuder la porta e disserrar superna.
E i Druidi porporati, oh casta, oh santaTurba di lupi mansüeti in mostra
Che de la spoglia de l'agnel s'ammanta,
E il popol riverente a lor si prostraIn vile atto sommesso, e quasi Dei
Gli adora e cole, oh sua vergogna e nostra!
Si offendeva il giovinetto Manzoni nel vedere che in Italia molto più che Cristo si adorasse il suo Vicario; egli presentiva già il giorno, in cui il Papa avrebbe finito per dichiararsi infallibile; perciò arditamente cantava:
Infallibil divino a le devoteGenti s'infinse, che a la putta astuta
Prestâro omaggio e le fornîr la dote.
Si dirà facilmente da alcuno di que' devoti che si preparavano alla beatificazione di Alessandro Manzoni, che non è da tenersi conto del linguaggio intemperante di un giovine studente traviato; ma il guaio è che il Manzoni, quantunque ossequente alla Chiesa, in tutto ciò che riguarda la materia dommatica del Cattolicismo, non s'immaginava mai che verrebbe un giorno, in cui l'infallibilità e il potere temporale de' Papi diventerebbero due nuovi dommi, due nuovi articoli del Credo cattolico! Nell'Adelchi, lo stesso Desiderio re de' Longobardi, a cui l'Autore impresta pure i suoi proprii sentimenti religiosi, tanto da fargli dire vinto da Carlo Magno queste parole di sommissione, per le quali si riconosce nel vincitore la potenza del dito divino:
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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze 1879
pagine 296 |
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