Ma la Savoia era all'Italia, più ancora che una culla, una fortezza poderosa; chi la ricevette, invece, non si rallegrò forse di un acquisto proporzionato alla gravità della nostra perdita. Ma in Savoia non si parlava italiano, e uno de' più forti elementi per costituire fortemente l'unità della patria pareva al Manzoni l'unificarla in un solo linguaggio. Quindi il sacrificio nazionale, per la perdita di Nizza e Savoia, ma specialmente della Savoia, al Manzoni dovette parer minimo. Essa non poteva, secondo il concetto manzoniano, convergere al centro comune della patria, non poteva associarsi e partecipare all'opera vivificatrice del linguaggio, che doveva aver sede unica e base fondamentale in Firenze. Poichè ogni unità, ma specialmente ogni unità organica, ha il suo centro di attrazione e di gravità, poichè ogni albero ha la sua radice, la radice dell'albero della lingua italiana, ond'essa dovea ricevere succo e forza vitale, era pel Manzoni in Firenze, nella parlata fiorentina, come quella che in Toscana appare meno incerta, e, come più ricca di storia civile, necessariamente anco più ricca di parole adatte per esprimere un maggior numero di pensieri.
In fatto di lingua (diceva egli con vivacità a' suoi amici), in fatto di lingua non c'è un più o un meno; non c'è che il tutto o il niente." Egli voleva il tutto; e non ammetteva alcuna diminuzione di questo concetto ch'ei si era fatto dell'unica base stabile e conveniente alla lingua italiana(54). Chi, dicendosi manzoniano, cercava l'italiano in altre parti della Toscana, fuori del Contado fiorentino, spostava la sua questione, mostrava di frantenderla e irritava il valentuomo che l'aveva proposta, forse più degli avversarii aperti, i quali volevano che la lingua si pigliasse dove tornava più
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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze 1879
pagine 296 |
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