o a riconoscere quell'unità che non possiamo abbracciare."
Io mi sono forse troppo dilungato a parlare d'un Manzoni diverso da quello che gli stranieri si figurano. Ma tante volte mi è accaduto di sorprendere sulle labbra di gentili forestiere un sorriso ironico perchè richiesto d'indicar loro uno scrittore italiano da leggersi, io raccomandavo a tutte ostinatamente il Manzoni, tante volte mi sentii rispondere: sono pur noiosi que' suoi Promessi Sposi ch'io ho voluto dimostrare dapprima: che il Manzoni sarebbe per noi un grande uomo anche senza i Promessi Sposi; ed ora mi proverò a dichiarare le ragioni, per le quali i Promessi Sposi non possono parer noiosi a noi, e, se non mi lusingo troppo da me stesso, non dovranno parer più noiosi ai forestieri, pur che s'avvezzino a leggerli a quel modo con cui siam soliti a leggerli in Italia da un mezzo secolo e specialmente da alcuni anni in qua, la guida costante di un rationabile obsequium.
XVII.
Intermezzo lirico: Le strofe del Marzo 1821. Il Cinque Maggio.
Ho promesso di discorrere finalmente de' Promessi Sposi; ma, cosa che parrà alquanto singolare, questi non s'intendono bene se prima non rileggiamo insieme le strofe del Marzo 1821 ed il Cinque Maggio. Ho detto rileggiamo, ma io temo pur troppo che le prime non solo alla maggior parte de' lettori stranieri, ma ad un gran numero di lettori italiani non siano note affatto; e le doveva ignorare il Settembrini, quando, con improvvida leggerezza, lanciava al Manzoni l'accusa di essere stato il poeta della reazione.
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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze 1879
pagine 296 |
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