XVIII
I Promessi Sposi.
I Promessi Sposi furono qualche cosa d'impreveduto e di singolare, non pure nella letteratura italiana, ma nella vita stessa del Manzoni. Per quanto i Cattolici abbiano desiderato farne il loro proprio romanzo, nessuno avrebbe mai immaginato che dalle mani dell'Autore degl'Inni Sacri e delle Osservazioni sulla Morale cattolica sarebbero usciti i tipi di Don Abbondio e della Signora di Monza.
Come intorno alla conversione religiosa, furono fatte e scritte parecchie congetture intorno alla vera origine dei Promessi Sposi. Pare che, nel primo concetto, il soggetto principale del romanzo dovesse essere la conversione dell'Innominato; e ci vuol poca fatica a indovinare da quella scelta, che il Manzoni voleva ancora col proprio romanzo adombrarci un episodio della propria vita. Secondo il Sainte-Beuve, l'idea di eleggere la forma del romanzo sarebbe venuta al Manzoni dall'intendere che in quel tempo il Fauriel meditava anch'esso un romanzo storico, del quale pare che la scena dovesse collocarsi in Provenza(60). Ma poichè l'affermazione del Sainte-Beuve mi pare alquanto vaga o non è probabile che il Manzoni abbia fatto un romanzo solamente perchè il Fauriel ne volea fare un altro, ma più tosto si crederebbe vero il contrario, cioè che il Fauriel trovandosi a Brusuglio, quando il Manzoni avea già terminato e stava correggendo i Promessi Sposi, potesse pensare esso a qualche cosa di simile, gioverà ricorrere ad altre spiegazioni.
Camillo Ugoni, che poteva forse averne avuto alcun sentore in casa stessa del Manzoni che lo amava e stimava moltissimo, lasciò scritto nella sua Biografia del Filangieri, che l'idea di eleggere ad un suo lavoro educativo la forma di romanzo venne al Manzoni dal leggere un passo della Scienza detta Legislazione del Filangieri, ove si raccomanda come ottima lettura educatrice ai fanciulli, che entravano nel decimo anno, i romanzi storici(61). La congettura dell'Ugoni mi pare avere qualche grado probabile, in quanto che, nell'anno in cui il Manzoni incominciò a scrivere i Promessi Sposi cioè nel 1821 (e non dopo pubblicato l'Adelchi, come afferma il Sainte-Beuve), la sua figlia primogenita Giulia avea per l'appunto undici anni, e il figlio Pietro dieci.
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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze 1879
pagine 296 |
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