Nascono delle questioni sul modo d'intendere: perchè l'interessato, fondandosi sulla cognizione dei fatti antecedenti, pretende che certe parole voglian dire una cosa; il lettore, stando alla pratica che ha della composizione, pretende che ne vogliano dire un'altra. Finalmente bisogna che chi non sa si metta nelle mani di chi sa, e dia a lui l'incarico della risposta: la quale, fatta sul gusto della proposta, va poi soggetta a un'interpretazione simile. Che se, per di più, il soggetto della corrispondenza è un po' geloso; se c'entrano affari segreti, che non si vorrebbero lasciar capire a un terzo, caso mai che la lettera andasse persa; se, per questo riguardo, c'è stata anche l'intenzione positiva di non dire le cose affatto chiare; allora, per poco che la corrispondenza duri, le parti finiscono a intendersi tra di loro come altre volte due scolastici che da quattr'ore disputassero sull'entelechia; per non prendereuna similitudine di cose vive, che ci avesse poi a toccare qualche scappellotto." Le cose vive, alle quali il Manzoni faceva allusione, potevano essere benissimo le famose polemiche sorte in quel tempo, da una parte fra Classici e Romantici, dall'altra fra il Monti e gli Accademici della Crusca: polemiche, le quali sembravano fatte molto più per imbrogliare le idee che per renderle più chiare e popolari.
Così non s'intenderebbe come il Manzoni, dopo aver lasciato fare a Lucia quell'imprudente suo voto di non più sposare Renzo, si désse poi tanta pena per rappresentare l'immagine di un Renzo ideale che le tornava, malgrado del voto, nella mente, se non fosse lecito il supporre che in quelle immagini entrasse la reminiscenza di qualche scena domestica manzoniana.
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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze 1879
pagine 296 |
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