Pagina (153/296)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Lucia, quando la madre ebbe potuto, non so per qual mezzo, farle sapere che quel tale era vivo e in salvo e avvertito, sentì un gran sollievo, e non desiderava più altro, se non che si dimenticasse di lei; o, per dir la cosa proprio a un puntino, che pensasse a dimenticarla. Dal canto suo, faceva cento volte al giorno una risoluzione simile riguardo a lui; e adoperava anche ogni mezzo per mandarla ad effetto. Stava assidua al lavoro, cercava d'occuparsi tutta in quello, quando l'immagine di Renzo le si presentava, e lei a dire o a cantare orazioni a mente. Quell'immagine, proprio come se avesse avuto malizia, non veniva per lo più così alla scoperta; s'introduceva di soppiatto dietro all'altre, in modo che la mente non s'accorgesse d'averla ricevuta, se non dopo qualche tempo che la c'era. Il pensiero di Lucia stava spesso con la madre; come non ci sarebbe stato! e il Renzo ideale veniva pian piano a mettersi in terzo, come il reale avea fatto tante volte. Così con tutte le persone, in tutti i luoghi, in tutte le memorie del passato, colui si veniva a ficcare. E se la poverina si lasciava andar qualche volta a fantasticar sul suo avvenire, anche lì compariva colui, per dire, se non altro: io, a buon conto, non ci sarò. Però, se il non pensare a lui era impresa disperata, a pensarci meno, e meno intensamente che il cuore avrebbe voluto, Lucia ci riusciva fino a un certo segno; ci sarebbe anche riuscita meglio, se fosse stata sola a volerlo. Ma c'era Donna Prassede, la quale, tutta impegnata dal canto suo a levarle dall'animo colui, non aveva trovato migliore espediente che di parlargliene spesso.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze
1879 pagine 296

   





Renzo Lucia Renzo Lucia Donna Prassede