Chi domandasse se non ci fu anche del dolore in distaccarsi dal paese nativo, da quelle montagne, ce ne fu sicuro; chè del dolore ce n'è, sto per dire, un po' per tutto. Bisogna però che non fosse molto forte, giacchè avrebbero potuto risparmiarselo, stando a casa loro, ora che i due grand'inciampi, Don Rodrigo e il bando, eran levati. Ma già da qualche tempo erano avvezzi tutt'e tre a riguardar come loro il paese dove andavano. Renzo l'aveva fatto entrare in grazia alle donne, raccontando l'agevolezze che ci trovavano gli operai; e cento cose della bella vita che si faceva là. Del resto, avevan tutti passato de' momenti ben amari in quello, a cui voltavan le spalle; e le memorie tristi, alla lunga, guastan sempre nella mente i luoghi che le richiamano. E se que' luoghi son quelli, dove siam nati, c'è forse in tali memorie qualcosa di più aspro e pungente. Anche il bambino, dice il manoscritto, riposa volentieri sul seno della balia, cerca con avidità e con fiducia la poppa che l'ha dolcemente alimentato fino allora; ma se la balia, per divezzarlo, la bagna d'assenzio, il bambino ritira la bocca, poi torna a provare, ma finalmente se ne stacca; piangendo sì, ma se ne stacca.
Renzo, che cessa di essere un eroe di romanzo, rimane alcun tempo incerto sul modo d'impiegare quel po' di danaro ch'egli ha, se nell'agricoltura o nell'industria; il Manzoni, che ha rinunciato alla vita politica, siritira a Brusuglio per darsi tutto all'agricoltura ed a' suoi studii di lingua, lieto di trovarsi fuori delle tempeste.
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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze 1879
pagine 296 |
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Don Rodrigo Manzoni Brusuglio
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