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      Io potrei ora proseguire questa indagine biografica manzoniana sopra i Promessi Sposi, ma temerei recarvi tedio. Non terminerò tuttavia senza avvertire come l'ottimo commento ai Promessi Sposi si possa fare soltanto a Lecco. Chi voglia ammirare veramente tutta la potenza artistica dell'ingegno manzoniano deve recarsi sopra la scena stessa del romanzo. Non mai si è rivelata meglio la virtù d'uno scrittore a idealeggiare il reale. Quello che il Manzoni aveva fatto degli uomini, lo fece pure de' luoghi; col suo genio plastico gli espresse, con la sua fantasia poetica li sollevò, col suo proprio sentimento diede loro una tinta calda ed un calore simpatico. Il Manzoni, io l'ho già detto, aveva dovuto con suo grave dolore vendere la propria palazzina detta il Caleotto che sorge presso Lecco (ove il Manzoni possedeva pure alcune terre, come il suo Renzo un orto), in faccia ad Acquate ed al bel Resegone, e sovrasta all'Adda. V'è una leggenda a Lecco, che io vi ripeto come la intesi: secondo essa, dopo la vendita dolorosa de' beni paterni, il Manzoni non sarebbe più tornato a Lecco, ma a ricordo de' vecchi, un giorno, nel tempo in cui egli scriveva i Promessi Sposi, una vettura si sarebbe fermata in vista del Caleotto e di Acquate; in quella vettura vogliono che si trovasse il Manzoni, e che alla vista de' cari luoghi della sua infanzia abbia dato in uno scoppio di pianto, e mancatogli il coraggio di scendere, egli sia invece ripartito prontamente per Milano, per sottrarsi alla vivezza del dolore subitamente provato.


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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze
1879 pagine 296

   





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