L'antico bisticcio del Tommaseo avrebbe potuto da lungo tempo spingere i lettori a questa maniera d'indagini; ma, o non vi si pose mente, non vedendosi altro in quel giuoco di parole che il giuoco stesso e non l'occasione che gli avea dato mouvo, o, vivo Manzoni, nessuno osò andare a cercar l'Autore nel libro. Dopo la sua morte, si raccolsero parecchi de' suoi motti, si ricordò qualche suo discorso, si pubblicarono alcune sue lettere; ma a rileggere criticamente tutto intiero il libro de' Promessi Sposi, dico a rileggerlo per il pubblico, non s'è pensato ancora; ed è cosa assai strana, fra tanto consenso di ammirazione, che non solo dura, ma cresce sopra la tomba del grande Milanese. I Promessi Sposi li rileggiamo volentieri, perchè ad ogni nuova lettura ci pare d'intenderli e di gustarli meglio; ma, quanto maggiore sarà questo nostro diletto, se noi potremo d'ora in poi leggere quelle tante altre belle cose che il Manzoni nascose prudentemente fra riga e riga, ed alle quali non avevamo fin qui posto mente! Ricordiamoci ch'è del Manzoni e che si trova per l'appunto ne' Promessi Sposi quella similitudine fra i segni del vasto saccheggio fatto nella parrocchia di Don Abbondio accozzati insieme nel focolare e "molte idee sottintese, in un periodo steso da un uomo di garbo."
Dicono che Walter Scoti, venuto a Milano, cercasse tosto del Manzoni, per rallegrarsi con lui del suo bel romanzo, e che il Manzoni, il quale definì un giorno lo Scott "l'Omero del romanzo storico," con modestia rispondesse ai primi complimenti: "Se i miei Promessi Sposi hanno qualche pregio, sono opera vostra, tanto sono il frutto del lungo mio studio sui vostri capolavori.
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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze 1879
pagine 296 |
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