Ho avuto l'onore di imprimere due baci sulle sue smunte e scarnate guancie; e sono stati per me più saporiti che se gli avessi colti sulle labbra di Venere. È un grande uomo, per Dio! Spiacemi che le sue Odi sieno sparse e non riunite in un volume per potertele far conoscere; il suo nome lo conoscerai certamente. Credimi che noi Italiani siamo alquanto impertinenti, quando diciamo che non vi è poesia francese. Io credo e creder credo il vero, che noi non abbiamo (all'orecchio), che noi non abbiamo un lirico da contrapporre a Lebrun per quello che si chiama forza lirica. E perciò qui lo chiamano comunemente Pindare Lebrun, e non dicono forse troppo. Per contentare la loquacità che oggi mi domina, e per giustificare la mia opinione, ti trascriverò qualche verso qua e là delle sue Odi. In una imitata dall'Exegi monumentum di Orazio, egli dice che il suo monumento è più ardito della piramide e più durevole del bronzo. E poi (ascolta, per Dio!):
Qu'atteste leur masse insensée?
Rien qu'un néant ambitieux:
Mais l'ouvrage de la penséeEst immortel comme les Dieux.
Eh? e nella medesima Ode:
Comme l'encens qui s'évaporeEt des Dieux parfume l'autel,
Le feu sacré qui me dévoreBrûle ce que j'ai de mortel.
E nella stessa ancora:
J'échappe à ce globe de fange:
Quel triomphe plus solennel!
C'est la mort même qui me venge;
Je commence un jour éternel.
E, in un'Ode a Bonaparte, due anni fa:
Le peuple souverain qu'un Héros sent défendreN'obéira qu'aux Lois;
Et l'heureux Bonaparte est trop grand pour descendre
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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze 1879
pagine 296 |
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