Volti i guardi al varcato Ticino,
Tulti assorti nel novo destino,
Certi in cor dell'antica virtù,
Han giurato: non fia che quest'ondaScorra più tra due rive straniere;
Non fia loco, ove sorgan barriereTra l'Italia e l'Italia, mai più!
L'han giurato; altri forti a quel giuroRispondean da fraterne contrade,
Affilando nell'ombra le spadeChe or levate scintillano al Sol.
Già le destre hanno strette le destre;
Già le sacre parole son porte:
O compagni sul letto di morte,
O fratelli su libero suol!
Chi potrà della gemina Dora,
Della Bormida al Tanaro sposa,
Del Ticino e dell'Orba selvosaScerner l'onde confuse nel Po;
Chi stornargli del rapido Mella,
E dell'Oglio le miste correnti,
Chi ritogliergli i mille torrentiChe la foce dell'Adda versò;
Quello ancora una gente risortaPotrà scindere in volghi spregiati,
E a ritroso degli anni e dei fatiRisospingerla ai prischi dolor:
Una gente che libera tutta,
O fia serva tra l'Alpe ed il mare,
Una d'arme, di lingua, d'altare,
Di memorie, di sangue e di cor.
Con quel volto sfidato e dimesso,
Con quel guardo atterrato ed incerto,
Con che stassi un mendìco soffertoPer mercede nel suolo stranier,
Star doveva in sua terra il Lombardo;
L'altrui voglia era legge per lui;
Il suo fato un segreto d'altrui;
La sua parte servire e tacer.
O stranieri, nel proprio retaggioTorna Italia, e il suo suolo riprende;
O stranieri, strappate le tendeDa una terra che madre non v'è.
Non vedete che tutta si scoteDal Cenisio alla balza di Scilla?
Non sentite che infida vacillaSotto il peso de' barbari piè?
| |
Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze 1879
pagine 296 |
|
|
Ticino Italia Italia Sol Dora Bormida Tanaro Ticino Orba Mella Oglio Adda Alpe Lombardo Italia Cenisio Scilla
|