Col cuore sempre vòlto a compiangere la caduta e il destino della veneta Repubblica, sua cara patria, ella fece gran plauso a certi versi del poeta Ceroni Mantovano, che trattavano quell'argomento e che furon letti, per quanto mi venne riferito, tra un gran numero di convitati, a pranzo da lei. Per l'arditezza dei sentimenti levaron grido, e mentre alcuni se ne ripetevano imparati a memoria, pochi giorni appresso comparvero stampati colla intitolazione: Versi di Timone Cimbro a Cicognara. Colui che comandava in Milano le armi francesi, partir fece un giandarme, che, cambiatosi di brigata in brigata, recò velocissimamente i Versi a Napoleone, il quale colla stessa sollecitudine ordinò la destituzione del Cicognara, e la sua cacciata da Milano. Allora fu che riparossi in Toscana, dove si diede a continuar lo studio delle Belle Arti, che gli affari politici gli avevano fatto interrompere. Ma la Contessa rimase in Milano."
Il Monti, invece, del primo Console cantava:
L'anima altera,
Che nel gran cor di Bonaparte brilla,
Fu dell'italo Sole una scintilla;
poi volgendosi al Console stesso per rappresentargli le miserie d'Italia, aggiungeva:
Vedi che, privaDel Creator tuo sguardo, appena è viva.
Il poeta Lodovico Savioli, nel 1803, salutava in Napoleone "il guerrier della vittoria alunno;" Luigi Lamberti "l'eroe dei Numi amor," e infine esclamava:
Fondar popoli e far con sante leggiLa virtute reina e il vizio domo,
Impresa è sol d'immortal Nume, o d'uomoChe a Nume si pareggi.
Il poeta Veneto Buttura diceva da Venezia a Napoleone:
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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze 1879
pagine 296 |
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