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      Sull'indegne mio piaghe affisa il ciglio,
      Vien, vinci, abbatti i coronati mostri;
      E rendi a te la gloria, a me la vita.
     
      Son note le basse adulazioni del Cesarotti, autore della Pronea, che parlava in versi a Napoleone, dicendo:
     
      Parlo in prosa ai mortali, in versi ai Numi.
     
      Il Foscolo non inneggiò a Napoleone, ma non fu insensibile alle grazie della vice-regina Beauharnais:
     
      Novella spemeDi nostra patria, e di sue nuove grazie
      Madre e del popol suo, bella fra tutte,
      Figlia di regi, e agli Immortali amica.
     
      Un'Ode del Crocco scritta per la Nascita del Re di Roma e citata dal Cantù, cantava:
     
      Si scosse il Tebro, lo squallor deposeRoma, rinata allo splendor dal soglio,
      Ed alla maestà si ricomposeDel prisco orgoglio.
      Brillò limpido il Sol, di repentinaGioia su i sette Colli alzossi un grido,
      E più superba l'aquila latinaUscì dal nido.
     
      Il Gagliuffi voltava in distici latini il Codice napoleonico.
      Il Monti aveva celebrato nel vincitore di Marengo il liberatore d'Italia:
     
      Il giardino di Natura
      No, pei barbari non è.
     
      Ma nella sua visione presentendo in Napoleone l'ambizione di diventar Sovrano, gli fa consigliar da Dante d'impadronirsi della signoria:
     
      Vate non vileScrissi allor la veduta meraviglia
      E fido al fianco mi reggea lo stileIl patrio amor che solo mi consiglia.
     
      Nel tempo stesso scriveva al Cesarotti: "Il Governo mi ha comandato e m'è forza obbedire. Batto un sentiero, ove il voto della Nazione non va molto d'accordo colla politica, e temo rovinare. Sant'Apollo m'aiuti, e voi pregatemi senno e prudenza.


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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze
1879 pagine 296

   





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