Perň lasciando scritto quel che č scritto per non perder la nostra fatica, ometteremo il rimanente, per rimetterci in istrada."
(66) Č il Manzoni stesso che ce lo fa sapere in una sua letterina a Cesare Cantů, il quale, valendosi, com'č noto, in gran parte dei materiali di studio dei Promessi Sposi che avevano servito al Manzoni, compose il suo Commento storico ai Promess Sposi: "L'Innominato (scriveva il Manzoni) č certamente Bernardino Visconti. Per l'aequa potestas quidlibet audendi ho trasportato il suo castello nella Valsássina. La duchessa Visconti si lamenta che le ho messo in casa un gran birbante, ma poi un gran santo." Nella Valsássina aveva avuto signorěa, nel tempo in cui č collocata l'azione del romanzo, la casa Manzoni. L'aver fatto l'Innominato il signore della Valsássina parmi un altro segno evidente che il Manzoni voleva, in qualche modo, rappresentar sč stesso nell'Innominato, per l'aequa potestas quidlibet audendi. Vogliono che il Manzoni un giorno a chi lo ringraziava del bene ch'egli avea fatto co' suoi scritti, rispondesse; "Senta, se c'č un nome che non meriti autoritŕ, questo nome č il mio. Lei forse non sa che io fui un incredulo e un propagatore d'incredulitŕ e con una vita conforme alla dottrina, che č il peggio. E se la Provvidenza mi ha fatto vivere tanto, č perchč mi ricordi sempre che fui una bestia e un cattivo."
(67) "Lodovico (scrive il Manzoni) aveva contratte abitudini signorili; e gli adulatori, tra i quali era cresciuto, l'aveano avvezzato ad esser trattato con molto rispetto.
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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze 1879
pagine 296 |
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