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      Ei doveva aver bollente l'ingegno ed il cuore, ma saperli tenere a freno, chè la fantasia non gli avesse a travolgere; dovea conoscere gli uomini, e tuttavia poterli amare, conoscere le passioni, ma, coll'averne trionfato, sapere come si vincano. All'antica erudizione gli era d'uopo unire la nuova sapienza, e l'una e l'altra ravvivare col fuoco d'una splendida immaginativa. Nè questo ancora gli poteva bastare. Bisognava che la sua fama fosse superiore non all'invidia, ch'è impossibile, ma sì alla calunniai bisognava che, circondato da bellissima gloria acquistata con opere di alta letteratura, non avesse a temere la taccia di frivolità impressa da noi agli Studii del romanziere; bisognava finalmente che il suo nome amato dai buoni e riverito anche dai malvagi presentasse l'idea delle più insigni virtù religiose e morali, e solo bastasse colla sua dignità a liberare da ogni sospetto i romanzi. Ma dove rinvenire quest'uomo e come sperarlo? La fortuna ha prosperato l'Italia, e quest'uomo è Alessandro Manzoni. La sola notizia che l'Autore dell'Adelchi, il Poeta degl'Inni Sacri scriveva un romanzo, nobilitò la carriera, e trasse alcuni chiari intelletti ad entrarvi. {Camillo Laderchi, traducendo nel 1846 il giudizio del Sainte-Beuve sopra il Fauriel e il Manzoni, scriveva: "Allorquando Manzoni sta per dar fuori uno scritto, possiam esser sicuri che n'escono in precedenza cento altri a trattare l'argomento che deve essere oggetto della sua pubblicazione, quasi intendendo prevenirlo e torgli la materia di mano.


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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze
1879 pagine 296

   





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