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      Quale mèsse ricchissima pel romanziere che ha da descrivere una tanta delizia, un tanto orrore di luoghi, e può rappresentare sì svariati costumi e con sì facili combinazioni metterli insieme a contrasto! Non ci rimane alcun dubbio, la vittoria in corto volgere d'anni sarà nostra, se il mal augurato romanzo storico non affascina gl'ingegni.
      Imprende quindi il critico a biasimare l'uso di mescolare il romanzo con la storia, e il biasimo suo conforta di molte buone ragioni, parecchie delle quali dovettero far pensare e persuadere il Manzoni, che s'accinse quindi egli medesimo a giudicare il romanzo storico, per condannarlo senza riguardo.
      (72) Il Manzoni si destreggiava contro i suoi critici e contro gli amici dissidenti press'a poco come quel giudice di pace, di cui egli stesso ci ha parlato nel suo ingegnoso e formidabile Discorso sul Romanzo storico: "Un mio amico, di cara e onorata memoria, raccontava una scena curiosa, alla quale era stato presente in casa di un giudice di pace in Milano, val a dire molt'anni fa. L'aveva trovato tra due litiganti, uno de' quali perorava caldamente la sua causa; e quando costui ebbe finito, il giudice gli disse: Avete ragione. Ma, signor giudice, disse subito l'altro, lei mi deve sentire anche me, prima di decidere. È troppo giusto, rispose il giudice, dite pure su, che v'ascolto attentamente. Allora quello si mise con tanto più impegno a far valere la sua causa; e ci riuscì così bene, che il giudice gli disse: Avete ragione anche voi. C'era lì accanto un suo bambino di sette od ott'anni, il quale, giocando pian piano con non so qual balocco, non aveva lasciato di stare anche attento al contradittorio; e a quel punto alzando un visino stupefatto, non senza un certo che d'autorevole, esclamò: Ma babbo! non può essere che abbiano ragione tutt'e due!


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Alessandro Manzoni
Studio biografico
di Angelo De Gubernatis
Le Monnier Firenze
1879 pagine 296

   





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